Animali bestiali e dove trovarli: parliamo del Capriolo!
Il primo incontro è dedicato ad uno degli animali che più facilmente si possono osservare, al mattino presto o all’imbrunire, nel Parco naturale di Stupinigi. Tuttavia, negli ultimi decenni, si possono agevolmente scorgere in qualunque area in cui siano presenti alternanze di bosco e di prato: il capriolo.
Prima di scendere nei particolari della specie ci sembra importante fissare alcuni concetti che ci aiuteranno ad intenderci meglio ma che ci serviranno anche allorquando dovessimo descrivere in modo preciso gli animali in caso di richiesta di intervento (per esempio un selvatico trovato ferito o impigliato in una rete). Innanzitutto due parole sul palco, portato solo dai maschi.
Il palco dei cervidi (capriolo, cervo, daino) è composto interamente da osso ed è caduco, cioè viene “cambiato” ogni anno: ad ottobre-novembre (nel capriolo) cade e ricomincia pian piano a ricrescere e sarà completamente formato tra febbraio ed aprile. Le corna propriamente dette, quelle della mucca, del camoscio e dello stambecco, sono invece perenni (non cadono mai) e sono formate da una parte interna di osso ricoperto da una guaina fatta di cheratina, la stessa sostanza di cui sono fatte le nostre unghie e le piume degli uccelli.
Come riconoscere un capriolo maschio da uno femmina?
Abbiamo detto che per la maggior parte dell’anno, nel maschio, è presente il palco. Ma in inverno, quando il palco non c’è? Facile, basta soffermarsi sul posteriore. Nel capriolo infatti è presente una macchia bianca sul sedere, detta specchio anale: nel maschio ha la forma di un fagiolo, nella femmina invece ha una forma che ricorda un cuore.
Tra le particolarità del capriolo c’è quella di effettuare la diapausa invernale: le femmine ritardano l’impianto dell’embrione dal momento dell’accoppiamento (agosto) fino a gennaio, nel periodo con minor disponibilità di cibo. I piccoli del capriolo nascono a maggio, spesso sono due e nei primi tre mesi di vita hanno il mantello macchiettato.
Questi cuccioli hanno tutte le caratteristiche per suscitare tenerezza e scatenare il nostro istinto materno: piccole dimensioni, aria spaventata, occhi grandi, arti sproporzionati rispetto al corpo…
Sono bellissimi e ci stimolano comportanti di accadimento.
E’ però importantissimo saper resistere a questi stimoli e, se li troviamo nascosti nell’erba NON dobbiamo assolutamente toccarli.
Se li tocchiamo li condanniamo a morte.
La sopravvivenza dei piccoli si basa sul mimetismo, dato dal mantello macchiettato, sull’immobilità e sulla quasi totale assenza di odore. Quando noi li tocchiamo lasciamo su di loro il nostro marchio odoroso di umani. La madre, quando tornerà ad occuparsi del piccolo, sentirà solo il nostro “puzzo” di predatori e non allatterà più il cucciolo.
Il cucciolo, se anche lo trovassimo inerme e solo, non è abbandonato. La madre, infatti, una volta lasciatolo in un luogo sicuro si allontanerà di qualche centinaio di metri e tornerà ad allattarlo dalle 6 alle 10 volte al giorno. Se noi rimaniamo nei paraggi per vedere se davvero il piccolo non è orfano, la madre, per paura, non si avvicinerà e saremo noi a decretare la morte per fame del povero cucciolo.
Altro grande pericolo per i caprioli è rappresentato dai cani che non vengono condotti sotto stretto controllo dai loro padroni. Il beniamino di casa, attirato nel bosco dall’odore del selvatico, comincerà ad inseguirlo. Se per il cane è solo un divertimento, per il capriolo è questione di sopravvivenza e, terrorizzato, comincerà a correre all’impazzata. Il cane, felice di aver trovato un compagno di giochi, continuerà ad incalzarlo. Il capriolo, folle di spavento, non capirà più nulla e si infilerà nel bosco fitto non badando alle ferite che può procurarsi oppure si ritroverà su una strada con il rischio di essere investito; se l’inseguimento continua potrebbe sopraggiungere un infarto del povero cuore del capriolo sovra stimolato. A questo punto il cane avrà perso interesse al gioco e tornerà felice dal suo padrone, senza segni evidenti che testimoniano la tragedia appena conclusa.
Chi frequenta il parco con regolarità avrà notato che i caprioli sono sensibilmente aumentati negli ultimi anni.
Questo aumento riguarda tutto il territorio italiano ed è ostacolato dalla presenza di cervi e daini che competono col capriolo per le risorse alimentari e dal lupo che se ne nutre.
All’interno del territorio di Stupinigi il capriolo si è estinto, o meglio “è stato estinto”, negli anni ’20 del secolo scorso a causa della caccia a cui era sottoposto per i danni causati alle colture.
In Piemonte la scomparsa definitiva avverrà negli anni ’40. Il capriolo tornerà nel secondo dopoguerra colonizzando dapprima le aree abbandonate e man mano scendendo verso la pianura.
Cosa fare se troviamo un capriolo in difficoltà o una carcassa?
Vogliamo concludere questo post fornendo alcune indicazioni pratiche nel caso si verifichino queste situazioni:
- se troviamo un capriolo in difficoltà, ferito o investito, contattiamo il CANC (Centro Animali Non Convenzionali) presso l’Università di Veterinaria di Grugliasco (tel. 011 6709157, aperto h24);
- se troviamo un capriolo bloccato, impigliato o imprigionato è bene avvertire i Guardiaparco dell’EGAP Parchi Reali (cell. 339 7786631). Ricordiamoci che il capriolo, oltre ad essere soggetto ad infarti da stress, ha le ossa delle zampe molto delicate, quindi è bene non improvvisarsi soccorritori;
- se troviamo un capriolo predato facciamo delle foto per documentare il fatto, prendiamo un punto univoco della carcassa e inviamo il tutto ai Guardiaparco dei Parchi Reali via WhatsApp al numero 339 7786631.